La restituzione in piazza Tre Martiri del celebre Tempietto, dedicato a S. Antonio da Padova, dopo un diligente restauro conservativo ha acceso i riflettori sul monumento che suggella con le sue incantevoli forme architettoniche questo luogo centrale della città, raccontando una storia secolare che intreccia vicende storiche, religiose e artistiche e la vita di generazioni di riminesi.
Per Romagna per lettori e veditori volume uscito nel 1935 il pittore Luigi Pasquini non si lasciò sfuggire un’opera simbolo della città come il Tempietto di S.Antonio che oggi i riminesi d’antan conoscono anche col nome de ‘la Cappelletta’ evocando tempi passati di accesi incontri politici giovanili e di scontri sessantotteschi.
Dentro l’immagine
Il disegno fa parte di una serie realizzata dal pittore-giornalista attorno al 1930, matita a grafite su carta, ottimamente impostato nelle prospettive e nella descrizione del contesto urbano: non solo il tempietto nella sua preziosa forma architettonica, circondato dai suoi originali fittoni protettivi, con in primo piano il cippo marmoreo di Cesare, ma anche gli edifici alle spalle con i porticati e la chiesa dei Paolotti, dalla facciata lievemente arretrata, al centro dei due fabbricati, come doveva apparire prima dei danni subiti dai bombardamenti del ‘44 e dal rifacimento successivo negli anni ‘50 per opera dell’architetto bergamasco Alziro Bergonzo (1906 –1997).
Il disegno fa parte del volume Romagna per lettori e veditori uscito nel 1935 con la presentazione di Antonio Baldini. Luigi Pasquini aveva realizzato numerose vedute delle opere monumentali e dei più importanti siti della Romagna che furono stampate su diverse pubblicazioni, come i volumi del bolognese Cesare Ratta. Il soggetto del Tempietto, Pasquini, lo aveva già affrontato in una xilografia a due colori del 1929 copertina de La Piê (anno X, n.19) dal titolo Tempietto bramantesco in Piazza Giulio Cesare a Rimini. L’impatto visivo era forte e le sue copertine avevano un grande successo. Il corpus di matrici originarie dell’artista (in realtà Pasquini usava la tecnica dell’incisione su linoleum) che erano servite per la stampa sono oggi conservate in Gambalunga.
Per saperne di più
Pur nelle dimensioni contenute il Tempietto è un gioiello dell’architettura cinquecentesca. L’inizio della sua prima costruzione, dicono le fonti, risale al 1518 ultimato nel 1532. Fu edificato per conto dei frati francescani sul luogo in cui S. Antonio da Padova compì il celebre miracolo della mula appartenuta all’eretico Bonvillo, capo degli eretici patarini riminesi. Vero è che all’interno del tempietto è custodita al di sotto dell’altare una porzione di colonna sormontata da un capitello che secondo la tradizione serviva al santo come suggesto per le sue predicazioni nella città.
Fu gravemente danneggiato in occasione del terremoto del 1672 e riedificato sotto la direzione del pittore e architetto Giovanni Francesco Nagli detto il Centino come ricorda una lapide all’interno.
Il tempietto ha pianta ottagonale scandita da otto semicolonne poste agli spigoli dell’ottagono ed è coronato da un ampio cornicione articolato in un doppio ordine. Sul secondo ordine è impostata la cupola ad otto spicchi in rame alla cui sommità si alza una lanterna di piccole proporzioni.
Probabilmente risale all’intervento ricostruttivo seicentesco l’introduzione della piccola vela con campana sopra l’ingresso principale che ha ai lati volute a forma di semi conchiglia.
Dalle relazioni recenti sul monumento si evince che a partire del 1922 furono fatti diversi interventi- come ricorda una lapide all’interno - dopo il terremoto del 1916 come “ la pavimentazione realizzata a scacchiera di marmette bianco carrara e grigio bardiglio”, furono rifatti intonaci e le colonnine che reggono la mensa dell’altare. All’interno è possibile vedere un frammento di affresco superstite con S. Antonio portato in cielo dagli angeli.
Questa pittura che si è conservata seppur lacunosa e con le picchiettature per far aderire l’intonaco dato successivamente è databile al XVII secolo e già ne parlava lo storico Tonini nell’edizione del 1923 della sua Guida di Rimini. E sempre il Tonini cita all’interno del tempietto la presenza di due dipinti di Marco Capizucchi del 1804 che avevano per tema i miracoli del Santo di Padova.
Il Tempietto è raffigurato nella cartografia urbana riminese: discosto e a volte evidenziato verso il centro della Piazza con la sua candida mole è presente nelle vedute antiche della città, dal Braun (1593), all’Arrigoni (1616) al Salmon (1757) solo per citarne alcune, e poi a seguire. Figura nel disegno del 1790 del pittore Pio Panfili, pittore e incisore di origini marchigiane ma bolognese di formazione che raffigura la Piazza S.Antonio.
I lavori di restauro che hanno restituito di recente il Tempietto sono stati condotti sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, hanno interessato sia la parte esterna, sia la parte interna, oltre ai sistemi impiantistici. Si aggiunge che nella fase preliminare propedeutica alla progettazione dell’intervento di restauro, tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, sono stati affidati alla ditta AdArte le operazioni necessarie per avere un quadro preciso dello stato di fatto del tempietto: il rilievo fotografico e grafico con la realizzazione di un modello 3D, le indagini effettuate con la termo camera, i saggi stratigrafici su volta, intonaci, cornicione, portone ed infissi in legno.
L’esterno è stato restaurato grazie ad un consolidamento e una pulitura complessiva della Pietra d’Istria e della pietra di San Marino; la copertura è stata revisionata e restaurata così come gli infissi, i fregi e le parti metalliche. Internamente sono state oggetto di intervento la colonna in materiale lapideo, la volta intonacata, gli affreschi interni, la scultura lignea e gli impianti presenti. E’ stata realizzata una nuova illuminazione interna con faretti a basso consumo e una illuminazione esterna di valorizzazione.
Il progetto di restauro è stato seguito dall’ufficio tecnico del Comune di Rimini, per un investimento di 200.000 euro, finanziati dall’imprenditore Bonfiglio Mariotti attraverso il contributo Art Bonus.
L’artista
Luigi Pasquini nasce il 13 febbraio 1897 nel Borgo San Giuliano a Rimini e muore il 20 marzo 1977. Insegnante di disegno, pittore acquerellista, scrittore e pubblicista, svolgendo una vivace attività giornalistica sia su testate locali che regionali e nazionali, è stato un punto di riferimento nel dibattito culturale riminese, così presente da egemonizzare per decenni soprattutto il contesto della critica d’arte. Ha stretto amicizia con Alfredo Panzini, ma anche con Marino Moretti, Manara Valgimigli e Antonio Baldini. Autore di centinaia di acquerelli che raccontano la città e i suoi borghi, la campagna di Vergiano, le colline riminesi e vedute sammarinesi è stato anche valente xilografo.
Approfondimenti bibliografici
Luigi Pasquini, Romagna per lettori e veditori, presentazione di A.Baldini e F.Fuschini, F.lli Lega, 1957
P.G.Pasini, Rimini città come storia 1, Maggioli, 1982
P.G. Pasini, Storia di Rimini dal 1800 ai nostri giorni, L'arte e il patrimonio artistico e archeologico
in Storia di Rimini dal 1800 ai nostri giorni, Rimini, Ghigi, 1978
O.Maroni, Pasquini da Rimini, la biblioteca di un italiano di provincia, in “Archivi del nuovo”2, 1998
Luigi Pasquini (1897-1977) I colori della città, a cura di M. Cesarini, 2003, p.50
L. Pasquini, Un cronista del pennello, a cura di A. Bernucci, Minerva 2017, pag.20
Immagini
L. Pasquini, Tempio di S. Antonio, matita, 1930 ca. (Biblioteca Gambalunga, Gabinetto delle stampe)
Rimini, Piazza G. Cesare e Cappella di S. Antonio, (Rimini, Edit. Bruno Marcaccini ; Milano, Stab. Dalle Nogare & Armetti), collotipia, cartolina viaggiata 1936 (Biblioteca Gambalunga, Collezione Fausto Mauri)