Rimini cos'è 1960/1979

I favolosi anni ‘60. C'è voglia di cambiamento

Con i favolosi anni Sessanta l’Italia s’innamora dell'effimero, scaccia il fantasma della povertà. La vacanza al mare diventa un grande rito collettivo. È la rivoluzione dei cinque sensi, il trionfo dell'occhio. Il nuovo uccide il vecchio. Rimini anticipa, interpreta, sperimenta nuovi costumi. Nel '67 apre L'Altro Mondo, il locale d'avanguardia che inaugura in Riviera le musiche psichedeliche, organizza memorabili concerti dal vivo, e diventa di fatto la prima maxi discoteca di tendenza. Sarebbero poi seguiti Il Bandiera gialla, il Pascià, che avrebbero attratto il pubblico dei giovani, creato nuove mode. Alla metà del decennio i rotocalchi scovano fra Rimini e Riccione i primi topless fotografati in Italia. I giovani si prendono il centro della scena. C'è voglia di cambiamento. La contestazione giovanile tocca anche Rimini. Rimini e la sua riviera diventano la più grande riviera d'Europa, un modello da imitare.

 

Anni Settanta. Un decennio di crisi e conflitti

Il Sessantotto, momento di ideali e di impegno, dura in Italia più che altrove. La politica pervade ogni aspetto della vita, sia pubblica che privata. Gli anni Settanta sono il decennio della crisi e della conflittualità sociale. La spinta del boom economico si spegne progressivamente e il Paese conosce una crescente crisi, anche sociale. La strage di piazza Fontana nel cuore di Milano (1969) è il drammatico prologo di una stagione di lutti che straziano il Paese. Col mutare dei tempi il turismo riminese vive una crisi d'identità, ma ogni volta mostra la capacità di sapersi rinnovare, cambiare volto. Parte l'operazione “mare pulito”, concepita nell'ambito di una strategia più complessiva di ridefinizione della qualità urbana anche mirata a incrementare considerevolmente il verde urbano. Viene messo a fuoco il problema globale della tutela del patrimonio storico artistico. Un'occasione importante, anche per il dibattito e la partecipazione cittadina che suscitò, fu il nuovo piano urbanistico del centro storico, di Gian Carlo De Carlo (1972). Purtroppo soffocato e archiviato.

 

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