Letteratura come infezione | Michele Mari

«Partendo dalla figura dello scrittore "infetto" per eccellenza, Louis-Ferdinand Céline, autore di testi provocatori e programmaticamente sgradevoli, ma al tempo stesso signore della più geniale prosa del Novecento, si parlerà di quegli autori che della scrittura (e della lettura) hanno fatto una forma della propria malattia, come Marcel Proust, o che tematizzando la biblioteca come unica difesa dal mondo ne hanno fatto in realtà la proiezione stessa della loro pazzia, come il Canetti di Auto da fè.» Michele Mari

MICHELE MARI è nato nel 1955 a Milano, dove insegna Letteratura italiana all'Università Statale. Ha collaborato alle pagine letterarie del "Corriere della Sera" e de "Il Manifesto", e a diversi programmi culturali di RadioDue e RadioTre. Ha pubblicato libri di narrativa: Di bestia in bestia (Longanesi 1989), Io venìa pien d'angoscia a rimirarti (Longanesi 1990; Marsilio 1998), La stiva e l'abisso (Bompiani 1992; Einaudi 2002), Euridice aveva un cane (Bompiani 1993; Einaudi 2004), Filologia dell'anfibio (Bompiani 1995; Laterza 2009), Tu, sanguinosa infanzia (Mondadori 1997; Einaudi 2009), Rondini sul filo (Mondadori 1999), Tutto il ferro della torre Eiffel (Einaudi 2002), Verderame (Einaudi 2007), Rosso Floyd (Einaudi, 2010); di poesia: Cento poesie d'amore a Ladyhawke (Einaudi, 2007), e I sepolcri illustrati, Portofranco, 2000, che raccoglie i suoi "fumetti" tratti da Ariosto, Foscolo e Calvino. Ha curato edizioni di classici antichi e moderni e pubblicato, insieme a saggi in riviste e in atti di convegni, i volumi Eloquenza e letterarietà. L'Iliade di Vincenzo Monti (1982), Venere celeste e Venere terrestre. L'amore nella letteratura italiana del Settecento (1988), Il genio freddo. La storiografia letteraria di Girolamo Tiraboschi (1990, 1999) e Momenti della traduzione fra Settecento e Ottocento (1994), I demoni e la pasta sfoglia (Quiritta 2004; nuova edizione accresciuta Cavallo di Ferro, 2010).