Speciale Isola delle Rose

Isola delle Rose, Rimini, maggio 1968-febbraio 1969
Isola delle Rose, Rimini, maggio 1968-febbraio 1969
14 febbraio 1965. I tubi che serviranno per costruire l'intelaiatura dei pilastri per il sostegno dell'Isola delle Rose depositati al Porto di Rimini
Il fotografo Davide Minghini che effettua una ripresa video dell'intelaiatura di sostegno dell'isola
L'ingegnere bolognese Giorgio Rosa
Giorgio Rosa
Giorgio Rosa
Giorgio Rosa
Giorgio Rosa
Giorgio Rosa
La storia dell'isola "di ferro"

Punto “Z”. Mare Adriatico: Latitudine nord 44 gradi, 10 primi e 48 secondi, longitudine est 12 gradi, 36 primi 0 secondi. Qui, a 6 miglia dalla costa riminese e ad appena 500 metri fuori dalle acque territoriali italiane, Giorgio Rosa, ingegnere bolognese, nel luglio del 1958, fissò il punto sulla carta nautica dove edificare un nuovo Stato. Una micronazione, libera e indipendente, con un governo e una moneta propria: il Mills, lingua ufficiale l'esperanto, una serie di francobolli già stampata. Non fu facile strappare al mare 400 metri quadrati di suolo poggiato su 9 tubi di ferro riempiti di calcestruzzo sul quale far vivere il sogno dell'Isola delle Rose, anzi dell'Esperanta Respubliko de la Insulo de la Rozoj. Così Rosa chiamò il nuovo Stato, il primo maggio del 1968, dichiarandone, in qualità di primo Presidente, la nascita e proclamandone l'indipendenza. Ma l'isola già da qualche anno, seppure ancora in fase di costruzione e senza che estranei ne avessero calcato il terreno, era diventata un'attrazione per i villeggianti. La macchina turistica riminese infatti, intuendone immediatamente le potenzialità economiche, si era già messa in azione e d'estate la motonave Asso di cuori percorreva più volte al giorno gli 11 km di mare che la separavano dalla spiaggia, con decine di persone a bordo, a far visita alla curiosa iniziativa di Rosa. “Curiosità” che scatenò le più stravaganti ipotesi sulla reale natura dell'isola: da futura sede di un Casinò a lussuoso albergo per imprenditori ed esponenti del jet set, da sede di una radio pirata a discreta casa d'appuntamenti di lusso; da avamposto spionistico della Russia comunista ad iniziativa commerciale volta ad eludere il fisco italiano. Sottoposta all'eccessiva attenzione mediatica e messa sotto osservazione da più interrogazioni parlamentari l'esistenza del nuovo libero Stato fu una meteora: appena 55 giorni. Il 25 giugno 1968, Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, con 10 imbarcazioni accerchiarono l'isola e senza nessun atto di violenza ne presero possesso. Pietro Bernardini, unico cittadino presente al momento dell'occupazione del nuovo Stato, rimase confinato sull'isola e non fu permesso all'ingegner Rosa di metter piede sulla piattaforma. Ci volle poco ad emettere una sentenza scontata: il nuovo Stato era fuori legge e quindi andava eliminato. A nulla valse il tentativo di Rosa di interloquire con il suo omologo italiano e cioè niente di meno che Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica Italiana e la breve seguente vicenda giudiziaria non salvò l'isola dalla condanna a morte. Dopo 8 mesi di lavori di smantellamento, i sommozzatori della Marina Militare Italiana fecero brillare, fra l'11 e il 13 febbraio 1969, quasi 2 tonnellate di tritolo per riuscire a demolire completamente l'isola. Il 26 febbraio una forte burrasca portò a termine il lavoro, facendo inabissare definitivamente i piloni che ancora sporgevano di qualche metro sul pelo dell'acqua.

Un po’ alla volta, nei decenni successivi, le vicende della misteriosa isola che non c'è più, scivolarono nell'oblio. Nel 1998 L'Isola delle Rose diede il titolo all'albo a fumetti del celebre Detective dell'Impossibile Martin Mystere pubblicato in aprile. Nel 2009, in occasione del quarantennale, uscì una lunga video intervista a Giorgio Rosa alla quale seguì un docufilm che ne fece energicamente riemergere le vicissitudini. Nel 2012 la storia fu d’ispirazione a Walter Veltroni per la pubblicazione di un romanzo. Oggi, l'incredibile storia dell'Isola delle Rose, è diventata soggetto di una produzione cinematografica, mentre i resti inabissati, individuati sul fondale dall'associazione subacquea riminese, stanno nuovamente attirando l'attenzione di curiosi e centinaia sono i risultati che emergono dal mare magnum di Google.

La principale fonte documentaria fotografica della storia dell'Isola delle Rose, dalla quale ha ampiamente attinto la produzione Netflix, si trova oggi depositata presso l'Archivio fotografico della Biblioteca Gambalunga di Rimini, all'interno dell'archivio del fotografo Davide Minghini(1915-1987) che attraverso il suo obiettivo ha raccontato oltre 40 anni di vita riminese (l'Isola delle Rose nel catalogo Scoprirete).

 

Bibliografia

-L'Isola delle Rose: libertà o speculazione? Nicola Gambetti, in Ariminum, n. 5, settembre/ottobre, 2020, p. 12-13.
-La “scoperta” dell'Isola delle Rose, Andrea Montemaggi, in Ariminum, n. 5, settembre/ottobre, 2020, p. 10-11.
-L' isola che non c'è: libera teritorio de la insulo de la Rozoj Isola delle rose: La straordinaria avventura di un uomo che il primo maggio 1968 fondò il proprio Stato indipendente, durato 55 giorni, in mezzo al mare Adriatico: territori dell'utopia, Berceto 26 luglio - 24 agosto 2014, Museo Pier Maria Rossi, 2014.
-L'isola e le rose, Walter Veltroni, Rizzoli, 2012.
-Isola delle Rose: il film: la libertà fa paura, regia di Stefano Bisulli e Roberto Naccari, NdA press, 2010.
-L'Isola delle Rose: Giorgio Rosa racconta, intervista di Paolo Emilio Persiani, Persiani, 2009.
-Lo Stato dell'Isola delle Rose ossia la prima “guerra” della Repubblica Italiana, Enio Iezzi, in In Rumagna: aspetti della storia, della cultura, della tradizione, Walberti, n. 226/227 (2002-2003) p. 120-122.
-Martin Mystere: L'Isola delle Rose, testi di Rodolfo Castelli, disegni di Roberto Torti, Bonelli, n. 193 (aprile) 1998.