Acquistato nel 1880 presso Leonida Rosa, pronipote di Michele, è costituito prevalentemente dall'epistolario e dai manoscritti scientifici e letterari, editi e inediti, di Michele Rosa (San Leo 1731 - Rimini 1812), medico e naturalista di chiara fama, nonchè da un nucleo di manoscritti di suo nipote Michelangelo, anch'egli celebre nelle scienze fisiche.
Il fondo, di notevole consistenza, documenta non solo l'attività e gli interessi scientifici di Michele Rosa, ma anche la rete delle relazioni che stabilì con scienziati e eminenti personalità del suo tempo (Garampi, Bufalini - di cui fu maestro -, Pecci, Delfico, Zappi, Antaldi, Fontana, ecc.), la sua produzione di eruditissimo studioso di antichità classiche e infine il suo impegno civile, esplicatosi attraverso gli scritti di economia agraria, la partecipazione al movimento di riforma in Romagna e la sua attività di ordinatore delle università di Pavia e Modena.
Sostanzialmente ordinato ma non inventariato da Mario Zuffa, bibliotecario dal 1954 al 1970, è stato in parte studiato da M. A. Gabrielli nella sua tesi di laurea dal titolo Michele Rosa attraverso i carteggi della Biblioteca Gambalunghiana di Rimini (Università degli Studi di Bologna, Facoltà di lettere e filosofia, a.a. 1956-57), depositata in Gambalunghiana.
È disponibile uno strumento descrittivo del Fondo, oggetto di un intervento di riordino e nuovo condizionamento.
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Michele Rosa, (1731-1812)
Nacque a San Leo nel 1731. A Rimini, dove fu mandato in tenera età, compì i suoi primi studi. Fu poi accolto alla scuola di Giovanni Bianchi, che gli insegnò geometria, fisica, scienze naturali e anatomia. Nel 1754 si iscrisse alla facoltà di Medicina dell'Università di Bologna; si addottorò a Padova nel 1757. Fresco di laurea, esercitò a Venezia, a Roma e di nuovo a Venezia: qui, nel 1766, diede alle stampe il Saggio di osservazioni cliniche, un lavoro d'avanguardia che gli fruttò la notorietà e gli valse una cattedra all'Università di Pavia, concessagli da Maria Teresa. Francesco III lo chiamò successivamente all'Università di Modena; nella città estense fu eletto presidente del collegio medico e dettò il regolamento della polizia sanitaria.
Nel 1783 pubblicò le Lettere sopra alcune curiosità fisiologiche. Scrisse - oltre che di fisiologia, epidemiologia e igiene pubblica - di scienze naturali, di antiquaria e di alimentazione; spiccano per dottrina, originalità e affabilità di scrittura le memorie Delle porpore e delle materie vestiarie presso gli antichi (1786) e Della ghianda e della quercia (1801). Nel 1796 tornò a Rimini, dove continuò a insegnare e ricoprì alcuni incarichi pubblici. Morì nel 1812. Ebbe numerosi e valenti discepoli, tra cui Maurizio Bufalini, che al maestro resterà sempre legato e che ne parlerà con immutabile affetto e ammirazione.