Si tratta di un fondo di circa 500 volumi raccolti a partire dall’inzio degli anni Quaranta su progetto del milanese Prassitele Piccinini, studioso di idroclimatologia, talassoterapia, medicina, oltre che infaticabile ideatore e promotore di munifiche iniziative, fra cui la Fondazione Giuseppe Lippi Boncampi sorta presso la Biblioteca Gambalunghiana con lo scopo di acquistare libri sull’Oriente Asiatico e incoraggiare, con sussidi e premi, giovani studiosi di lingue e materie orientali.
Il nucleo originario è costituito da una trentina di opere donate nel 1942 dall’archeologo e orientalista Giuseppe Tucci, vicepresidente dell’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente, alla cui attività Piccinini, legato agli intellettuali riminesi, si ispirò con l’esplicito intento di aprire la cultura cittadina alle vicende ed alle idee della vita nazionale.
Oltre a libri di geografia, arte e viaggio in italiano, francese, tedesco, inglese (sec. XVIII-XX), fra cui alcune rarità bibliografiche, si ritrovano numerosi esempi di pubblicistica edita negli anni ‘30, nel nuovo clima di interesse per la politica internazionale in relazione alla maggiore intraprendenza ed aggressività della politica estera mussolinana, ed alle conseguenti necessità di ammodernamento, oltre che di propaganda. Ritroviamo autori quali Carlo Formichi, Gino Ducci, Giovanni Vacca, Doroteo Schilling, Filippo De Filippi, Giacomo Paulucci De Calboli. Da segnalare, per la rilevanza bibliografica e culturale, sono anche i diversi classici della cultura orientale: dalla versione poetica in ottava rima del Mahabharata a cura di M. Kerbaker al Uttarakanda in lingua originale, tratto dal manoscritto conservato presso la Biblioteca Nazionale di Parigi.