Primo Levi, grande narratore del Novecento, che ha impastato le parole "glossandole" con storie di vita, così da liberare il linguaggio da ogni retorica, sarà il protagonista, domenica 26 gennaio (Sala del Giudizio, ore 16.30) della lezione magistrale di Elisabetta Ruffini.
L’opera di Primo Levi è una prolifica e ininterrotta riflessione su memoria e oblio, che ha al suo centro la questione del linguaggio. Poiché il totalitarismo si serve, nel suo percorso di cancellazione delle identità individuali e collettive, proprio della distruzione della lingue e delle parole. L’etimologia delle parole è dunque per Levi un portare alla luce la storia, la memoria, a cui si contrappone “l’eufemismo”, che il nazismo padroneggiò come parte di una strategia preventiva di oblio (Levi ne cita numerosi nei Sommersi e salvati).
“A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che ogni straniero è nemico. Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente». Con queste parole profetiche Primo Levi ci ha lasciato in eredità l’ammonimento a temere la contaminazione del male che si trasmette attraverso l’infezione delle parole cattive, che nascono dalla distruzione delle lingue e delle memorie nostre e altrui, dall’uso di linguaggi
violenti che riflettono e producono pensieri sempre più ostili al “diverso” e allo “straniero.
A cent’anni dalla nascita, Primo Levi è ancora la sentinella luminosa della ricerca della verità e della giustizia, che richiede una scelta scrupolosa delle parole e il vaglio della ragione.
Elisabetta Ruffini, dopo un dottorato in Francia sulla letteratura concentrazionaria, dirige dal 2010 l’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, ed è una studiosa dell’opera di Primo Levi.
Biblioteca civica Gambalunga
Attività di Educazione alla Memoria del Comune di Rimini