DANIELE TORCELLINI
Ex libris per luci cangianti
installazione nelle Sale Antiche della Biblioteca Gambalunga
a cura di Annamaria Bernucci
Luci come bussole per orientare lo sguardo tra passato e presente. Fasci luminosi e cangianti che esplorano e si addentrano nel microcosmo della biblioteca. Con questa modalità Daniele Torcellini (1978), studioso e ideatore di project art, solito a muoversi nel sistema ibrido e fluido delle arti visive contemporanee, si è accostato all’antica libraria riminese con una modalità inconsueta, fondata sull’uso di luci led per dilatare l’esperienza della memoria e per rendere omaggio al fondatore della gambalunghiana. La luce che si insinua gradualmente ma fermamente nel concetto stesso di opera artistica, si sostituisce totalmente ad essa, immateriale eppur percettibile. La luce è l’opera. Si allarga il concetto di spazio, si dilata quello di tempo. Il libro è un oggetto dotato di forme, dalle componenti visive e sensibili, nel formato, nei dorsi, nella carta o pergamena, nelle coperte e legature, nella araldica. Prolungarne la vita significa incidere non solo sul suo aspetto esteriore e preservarlo, ma anche agire sul suo ruolo di contenitore di saperi. All’interno della biblioteca, sede privilegiata del patrimonio librario della comunità e già luogo dell’universalità del sapere, Torcellini ha aperto un ponte tra il mondo antico e quello attuale, costruito e fatto di luce, sfidando le leggi della storia, inseguendo una strada allusiva e metaforica attorno ai libri. Il percorso attuato si avvale dell’utilizzo di luci policromatiche, riconducibili a un’espressione estrema di astrazione, nell’avvolgente penombra delle stanze antiche, assorbite dal silenzio. Si realizza una sinestesia di segni e forme e colori di luce oggettivando caratteri e morfologie, valenze estetiche e contenuti riposti, vestendo in questo modo i libri e i codici e le insegne gambalunghiane di nuove sembianze. I colori coinvolgono e creano trame di collegamento tra le rarità bibliografiche conservate e l’intensità del presente. Nell’edificio più rappresentativo della Rimini del XVII secolo nel quale Alessandro Gambalunga creò una collezione libraria di ineguagliata preziosità, sintesi delle conoscenze enciclopediche e della memoria dotta, si riaccende ora una babelica ‘economia’ di linguaggi espressivi. Si ridefinisce l’approccio al patrimonio librario con effetti visivi appartenenti all’orizzonte tecnologico contemporaneo, in una modalità pervasiva, percettivamente diversa, ma capace di entrare nel cuore del tempo.
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