La conversazione con il fotografo riminese pluripremiato a livello nazionale e internazionale, rappresenta un evento collaterale, organizzato dall’Archivio Fotografico della Biblioteca Gambalunga di Rimini, della mostra fotografica:” Omaggio a Italo di Fabio”, visitabile fino al 30 luglio presso la Galleria dell’Immagine della Biblioteca. La mostra espone una selezione di stampe fotografiche e apparecchiature tecniche che sono state generosamente donate al Comune di Rimini.
Il dialogo sarà condotto da Giorgio Conti, studioso di fotografia, ideatore di mostre e collezionista che ha promosso la donazione e che è stato tra i primi, negli anni ’70, a credere nel talento fotografico di Di Fabio. Un protagonista della fotografia autoriale e non documentaria che sarebbe troppo riduttivo definire un fotoamatore, essendo stato un vero e proprio innovatore delle tecniche e delle poetiche fotografiche.
Forse nel suo lungo percorso di ricerca è la fotografia che si è innamorata del suo originale “Fotografare”, perché ha capito che tramite lui avrebbe potuto esprimere nuove capacità tecniche ed espressive fuori degli schemi consueti del mondo fotoamatoriale.
Un processo cre-attivo che inizia con il pensare per poi eseguire lo scatto e termina con l’elaborazione (post produzione) sofisticata dell’immagine. Un processo che si avvale di tecnologie povere ma frutto di grande fantasia nella scelta dei soggetti (dai ritratti, agli animali, ai paesaggi, agli eventi, ecc.) nella composizione originale e nella elaborazione cromatica-coloristica inedita delle immagini.
Più che un dialogo la sua sarà una Lectio Magistralis, dato che è la prima volta che parla al grande pubblico riminese. Un dialogo che ci ricorda il noto aforisma di Socrate:” L’insegnante mediocre racconta. Il bravo insegnante spiega, l’insegnante eccellente dimostra. Il maestro ispira.”
Un maestro, al quale si sono veramente ispirati molti fotografi, riconoscendo nelle sue fotografie uno “Stile Di Fabio”. Un maestro non geloso, ma generoso nel rendere pubblici e nello svelare ad altri i fondamenti dei suoi “segreti” tecnici e poetici.
Al termine del Dialogo ci sarà un brindisi per celebrare il suo compleanno (40 + 51) e per ribadire che la sua ricerca fotografica è una forma di vita molto viva, giovane e non può essere intesa come semplice memoria storica. Una fotografia che, ancor oggi, si confronta con temi/ fenomeni emergenti della contemporaneità. Di Fabio, prima del Covid, aveva fotografato lo stravagante mondo dei Cosplay, durante il Festival di Cartoon Club a Rimini. Con lui quei personaggi effimeri sono stati immortalati per essere guardati e non semplicemente visti con l’occhio distratto del turista-selfista.
“Di quel viaggio non ricordo più niente. Ero troppo occupato a fotografare e non ho guardato.” Questo ammonimento/insegnamento di Umberto Eco tendente a distinguere, nella bulimia dell’immagini del mondo d’oggi, la differenza tra il vedere e il guardare è sempre stato presente nella lunga, creativa e feconda ricerca fotografica di Italo Di Fabio.