A un secolo dalla marcia su Roma, ovvero della cosiddetta conquista fascista del potere, spesso descritta come una goliardica passeggiata di squadristi in camicia nera, analogamente alla diffusione dello stereotipo del regime dal volto bonario, la Rete degli Istituti storici dell’Emilia-Romagna ha dato alle stampe i risultati di una ricerca edita da Pendragon con il titolo “Le origini del fascismo in Emilia-Romagna,1919-1922, che mostra, grazie all’accurato lavoro di analisi delle fonti, il ruolo fondamentale della violenza fascista.
Attraverso la lunga sequela di aggressioni - selvagge bastonature, incendi e devastazioni, minacce e uccisioni-, lo squadrismo non solo disarticolò l’organizzazione del socialismo padano, ma s’impose sulle impotenti, o conniventi, istituzioni dello Stato. Con l’uso della violenza, lo squadrismo ridisegnò anche la geografia politica della regione, cancellando i risultati elettorali e imponendo le dimissioni delle giunte comunali.
La pubblicazione verrà presentata sabato 8 ottobre, (Sala del Giudizio-Museo della città, ore 17) dall’Istituto per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea della Provincia di Rimini, in collaborazione con la Biblioteca Gambalunga e il patrocinio del Comune di Rimini, con l’obiettivo di offrire nuovo materiale al dibattito pubblico.
Dopo i saluti del Sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, sarà il curatore Andrea Baravelli, docente dell’Università di Ferrara, a presentare i risultati della ricerca, da cui emerge il ruolo centrale della nostra regione nelle vicende della crisi dello Stato liberale. Fu infatti il suo controllo, affermato attraverso il dispiegamento di una violenza cieca e fin lì inedita, a consentire al fascismo di ergersi a fenomeno nazionale.
A seguire, interverrà Filippo Espinoza, dottore di ricerca in studi umanistici, autore dell’indagine sul fascismo a Rimini e provincia. L’espugnazione della città fu considerata fondamentale da Mussolini, che il 15 luglio 1922 sul “Popolo d’Italia” scriveva: “Rimini nelle nostre mani significa il braccio della tenaglia che ci mancava per serrare l’Emilia e la Romagna e nello stesso tempo Rimini fascista è il ponte di passaggio per la penetrazione nella Marca contigua”.
Spetterà a Giuseppe Masetti, direttore dell’Istituto sorico di Ravenna, responsabile del progetto, presentare il portale della ricerca, importante strumento per la didattica e la ricerca, considerata la vastità dei documenti, delle biografie, bibliografie, cronologie, ecc. che vi sono implementati.
Seguirà la conversazione su Liliano Faenza, studioso del fascismo con Piero Meldini, scrittore e saggista, e Stefano Pivato, storico contemporaneista. Un omaggio allo studioso riminese, che il 7 ottobre avrebbe compiuto 100 anni. Cresciuto ed educato sotto il fascismo, non ne sopportò mai la retorica, il populismo e l'autoritarismo. I suoi studi hanno sagacemente mostrato i diversi volti della fascistizzazione della società riminese, ottenuta non solo attraverso la violenza, ma anche attraverso la militarizzazione e l’occupazione della vita quotidiana.
Ingresso libero e gratuito
La partecipazione degli insegnanti sarà riconosciuta come valida ai fini dell’aggiornamento professionale