Libri proibiti. Alessandro Gambalunga tra sapere e censura

Alessandro Gambalunga nel corso della costituzione della sua amata Biblioteca ha dovuto fare i conti con l'Indice dei libri proibiti che costituì uno dei principali strumenti attraverso cui le istituzioni, in primo luogo la Chiesa di Roma, cercarono di attuare una censura capillare e di impedire la stampa, la vendita, la lettura e il semplice possesso di libri pericolosi per la fede o la morale. Nelle società europee della prima età moderna la censura era giudicata positivamente anche dagli intellettuali, appariva come condizione normale. La censura del resto ha preceduto anche l'invenzione della scrittura stessa. Il cristianesimo delle origini, durante la progressiva formazione del canone del Nuovo Testamento fece in modo che alcuni libri fossero approvati ed altri respinti. Già nel 405 papa Innocenzo I aveva elencato una serie di scritti apocrifi, elenco ampliato novantuno anni dopo da Gelasio I. Con i manoscritti la situazione era numericamente gestibile. I caratteri mobili di Gutenberg, fecero si che non fossero più necessari anni per riprodurre una o poche copie di un'opera copiandola faticosamente a mano negli scriptorium di un monastero, ogni tipo di sapere divenne improvvisamente accessibile in centinaia di migliaia di esemplari. Il primo Index librorum prohibitorum ufficiale romano del 1559 aveva una validità universale nelle intenzioni, ma di fatto veniva adattata su base territoriale ed era legata all'accoglimento o meno da parte dei governi dei singoli stati. Ebbero valore sostanziale solo sul territorio italiano, la Francia non li accolse mai e Spagna e Portogallo si dotarono di propri strumenti prodotti dalle inquisizioni nazionali.

Alessandro nell'acquisto dei suoi libri, che comprava prevalentemente a Venezia, si è dovuto confrontare con l'edizione dell'Index librorum prohibitorum tridentino, elaborato nel 1564 da una commissione di vescovi nominata in seno al Concilio di Trento, che si presentava meno rigido rispetto a quello del 1559. Permaneva la divisione in tre classi. Nella prima classe rientravano i nomi o i cognomi degli autori “che hanno sbagliato ex professo, e perciò vengono proibiti in linea di principio insieme a tutti i lori scritti a prescindere dall'argomento. Nella seconda classe rientrano i nomi di “autori di cui vengono condannati alcuni libri” perché “inducevano all'eresia, all'empietà magica o in generale agli errori da respingere”. Nella terza classe rientrano opere di eretici pubblicate anonime, che secondo l'Inquisizione diffondevano delle dottrine complessivamente condannabili.

L'amore di Alessandro per il sapere e la sua sorprendente curiosità che nel rispetto delle regole, va oltre la ricerca e l'acquisto dei libri leciti e consentiti, si concretizza con la presenza nel fondo originario di diversi libri iscritti all'Indice. Ai vescovi era demandato il compito di concedere il possesso e le letture dei libri proibiti a eruditi e uomini devoti, ed evidentemente Alessandro incarna entrambe le caratteristiche ed è sostenuto da un florido patrimonio che non guasta mai. Nel fondo originario della Gambalunga si rinviene la presenza delle opere di Luciano di Samosata, esponente della seconda sofistica, oltreché simpatizzante dell'epicureismo, tutte le sue opere erano all'indice e come quelle di altri scrittori pagani erano annoverate tra i“libri osceni” che potevano però essere permessi in virtù dell'eleganza della lingua, ma erano assolutamente vietati nelle attività di insegnamento destinate ai ragazzi. Altro autore appartenente alla prima categoria dell'Index tridentino è Ortensio Lando, che tra l'altro soggiornò a Rimini al seguito del nobile Cristoforo Madruzzo. Gambalunga compra un'edizione veneziana dei Paradossi di Lando del 1545 definita da fonti dell'epoca irriverente e blasfema. Come se non bastasse era un'edizione anonima, che causò inoltre la condanna ai librai e tipografo da parte degli di “Esecutori della Bestemmia” (una magistratura veneziana che doveva vigilare sulla moralità) poiché edizione non autorizzata.

L'indice tridentino elaborò anche dieci regole che proibivano automaticamente, senza bisogno di citarli esplicitamente, molti autori e titoli. La regola numero 9 proibiva in linea di principio tutti gli scritti che contenevano incantesimi, sortilegi e divinazioni e in particolare le opere di geomanzia, idromanzia, aeromanzia, piromanzia, necromanzia, chiromanzia, oniromanzia, ossia letture del futuro e profezie in base ai fenomeni dei quattro elementi, nonché incantesimi sugli spiriti e sui morti. I vescovi dovevano prestare particolare attenzione ai libri di astrologia, mentre vengono permessi giudizi e osservazioni della natura scritti per facilitare la navigazione o la medicina. Spicca la nota manoscritta “proibito” sulla carta di guardia del volume contenente Prodigiorum Ac Ostentorum Chronicon, di Corrado Licostene (Conrad Lycosthenes, pseudonimo di Conrad Wolffhart). Una spendida cinquecentina di circa 600 pagine contenente un bestiario, argomentazioni su calamità naturali legati a prodigi e sortilegi.

Gambalunga, nel testamento in cui disciplina scrupolosamente il futuro dei suoi libri, si occupa anche di quelli proibiti, chiede al “reverendo padre inquisitore” di “confidarli (i libri proibiti) a miei heredi, e successori, purché non trattino ex professo, o in qualsivoglia altro modo contro la fede. E se non vorrà lassarli così esposti a tutti, almeno si compiacci alle spese della mia heredità far fare un armario appartato nelle stanze ove sono gl'altri libri, et ivi rinchiuderli sotto chiave da tenersi da sua paternità molto reverenda per poter compiacere della loro lettura in caso di bisogno quelle persone, che sua signoria giudicarà approbate e degne di potersele concedere tale commodità.”

Michele Moretti, fidato amico e primo bibliotecario della Gambalunga, farà costruire nel 1620, insieme a tutte le altre anche una “libraria” in noce chiusa da grate in cui custodire “tutti quei puochi libri che ho avuti”.

 

Consigli di lettura

Seicento inquieto: arte e cultura a Rimini, a cura di Angelo Mazza, Pier Giorgio Pasini

Hubert Wolf, Storia dell'Indice: il Vaticano e i libri proibiti

Mario Infelise, I libri proibiti: da Gutenberg all'Encyclopédie

Libro e censure a cura di Federico Barbierato