Alessandro Gambalunga acquistava i suoi libri prevalentemente a Venezia e ne faceva realizzare la legatura da un artigiano che ospitava nel suo palazzo, all’ultimo piano, dai soffitti più bassi e detto “ammezzato”. Utilizzava cuoio o pergamena chiara o tinta in verde, in base alla disponibilità, su cui imprimeva motivi ornamentali con “ferri”, sagome in metallo con le più varie decorazioni sostenute da un’impugnatura, battuti da un martelletto sul rivestimento, interponendovi oro zecchino in foglia. Nella parte anteriore al centro si trova lo stemma di famiglia, “parlante” perché rimanda al cognome Gambalunga; posteriormente ogni volume ricorda Alessandro Gambalunga, che si qualifica nella epigrafe come riminese e “D.”, doctor in utroque, laureato in entrambe le leggi, canonica e civile.