«Messaggi di sangue suona un po' come il titolo di un giallo, di un noir, invece è un libro di storia contemporanea. Gli atti violenti sono spesso comunicazioni, cioè messaggi. Messaggi mandati in primo luogo dagli attori violenti alle vittime. E dicono: “noi vi disprezziamo, vi odiamo”, oppure: “abbiamo potere su di voi”, oppure: “eseguiamo un ordine”. Poi c'è un secondo livello di messaggi: quelli scritti col sangue della vittima e mandati a terzi, agli astanti se ce ne sono, oppure ai testimoni futuri. E poi spesso, ma non sempre, c'è un terzo livello, un terzo gruppo di messaggi, quello del reportage giornalistico, della fotografia, delle immagini televisive, ma anche dei dibattiti giudiziari, delle indagini dei libri di storia in cui l'atto violento viene analizzato. In certi casi un atto violento può dare luogo a un conflitto di messaggi, un conflitto di interpretazioni. Faccio un esempio concreto: a Rimini il 16 agosto del 1944 furono impiccati in una delle piazze centrali della città tre giovani partigiani e un cartello affissato alla forca diceva che erano impiccati come ammonimento. Appena un mese dopo viene liberata la città e uno dei primi atti della nuova giunta antifascista era rinominare la piazza, che da piazza Giulio Cesare diventa Piazza Tre Martiri. In questo modo il gesto della giunta è stato quello di rovesciare il significato della morte di queste persone ma anche delle persone stesse, da banditi come erano stati per i tedeschi son diventati martiri. Nel libro esamino 12 casi diversi di atti violenti. Il mio scopo è quello di contribuire a un nuovo modo di rileggere la storia dell'Italia unita. Come una serie di atti violenti e del loro lascito nella posterità.»
Sono le parole stesse dell’autore David Forgacs, docente al Department of Italian Studies della New York University, uno dei più originali e innovativi studiosi dell’Italia contemporanea, a illuminare nel modo più efficace il senso della sua ultima indagine storiografica.
Da sempre impegnato sui temi del rapporto fra potere e comunicazioni di massa, ci condurrà a riflettere e mettere a fuoco prospettive e letture inusuali di episodi che hanno segnato drammaticamente la storia italiana dell’ultimo secolo e mezzo, dalle battaglie del Risorgimento alle esecuzioni di disertori della prima guerra mondiale, dallo squadrismo fascista allo stragismo di Stato o di mafia, dalla repressione armata delle proteste al terrorismo nero e rosso, dalle torture di polizia del G8 alle recenti aggressioni a sfondo razziale. Una casistica che include, come si vede, anche l’impiccagione dei tre partigiani riminesi nell’agosto del 1944.
Converseranno con lui due figure eccellenti, indagatrici rigorose del pensiero politico contemporaneo: Emanuela Minuto, ricercatrice di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa e Nadia Urbinati, professoressa di Scienze politiche alla Columbia University di New York.
Un intreccio di voci che saprà far emergere riflessioni, interrogativi, complessità di visione, pensiero critico: la cassetta degli attrezzi del cittadino contemporaneo. Che è poi quello che ci si aspetta di portare a casa, di solito, quando si esce da una biblioteca.
Evento gratuito con prenotazione obbligatoria suwww.ticketlandia.com/m/musei-rimini da lunedì 2 agosto
Ingresso dalle ore 20.30 con obbligo di esibire la Certificazione verde Covid-19 (Green Pass) e indossare la mascherina.
INFO prenotazioni 0541.793851
Sarà disponibile un punto per la vendita dei libri a cura della Libreria Riminese.
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David Forgacs insegna al Department of Italian Studies della New York University, dove tiene la Zerilli Marimò Chair of Contemporary Italian Studies. Ha insegnato anche all’University College London e alle Università di Cambridge e del Sussex. Tra le sue pubblicazioni tradotte in italiano, L’industrializzazione della cultura italiana 1880-2000 (Il Mulino 2000) e Cultura di massa e società italiana 1936-1954 (con S. Gundle, Il Mulino 2007) e Margini d’Italia. L’esclusione sociale dall’Unità a oggi (Laterza 2015).
Emanuela Minuto è ricercatrice di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa. Si è occupata a lungo di liberalismo italiano tra Otto e Novecento. Negli ultimi anni, ha condotto ricerche su movimenti sociali e culture politiche radicali e socialiste. Tra le ultime pubblicazioni si ricorda: La politica dei sentimenti. Linguaggi, spazi e canali della politicizzazione nell’Italia del lungo Ottocento (con Marco Manfredi, Roma, Viella, 2018).
Nadia Urbinati insegna Teoria politica alla Columbia University e collabora con “La Repubblica”. È autrice di saggi e volumi in inglese e in italiano, tra cui: per Donzelli, Ai confini della democrazia (2007); Individualismo democratico. Emerson, Dewey e la cultura politica americana (2009); Lo scettro senza il re (2009); Democrazia rappresentativa: sovranità e controllo dei poteri (2010); per il Mulino, Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia (2020); per Einaudi, Democrazia del sorteggio (con Luciano Vandelli, 2020).