Rimini e l’astronomia: un connubio che ritorna nella storia della nostra città nel corso del tempo. Nel Seicento in Gambalunga si vanta una collezione di libri di astronomia con un grado di aggiornamento eccezionale per un piccolo centro di provincia. Malatesta Porta intrattiene anche un piccolo carteggio con Galileo per svolgere al meglio gli studi sul segno zodiacale della città. Oggi una piccola preziosa sfera armillare seicentesca di anonima fattura ci racconta della passione per la conoscenza del cosmo e di come la bellezza di quest’ultimo si rifletta anche negli strumenti che lo rappresantano tanto da farli diventare oggetti d’arte.
La sfera armillare, nonostante possa presentarsi in versioni anche molto differenti tra loro, è uno strumento astronomico impiegato per dimostrare il moto e determinare la posizione degli astri attorno alla sfera celeste. Inventata presumibilmente nel 255 a.C. da Eratostene (276-72 a.C. - 196-92 a.C.), generalmente rappresenta al centro la Terra con il suo “asse del mondo”, i cui estremi identificano i poli nord e sud, secondo la concezione tolemaica dell’universo geocentrico, anche se esistono varianti più tarde che pongono il Sole al centro in base alla successiva visione eliocentrica copernicana. Prende nome dai suoi elementi costitutivi, le armille, ovvero anelli graduati metallici variamente intrecciati fra loro. Le armille fisse rappresentano il meridiano e l'orizzonte, mentre quelle mobili, che seguono la rotazione diurna, indicano l'equatore, l'eclittica, il coluro solstiziale e altri circoli della sfera celeste.
Nella sfera della Gambalunga (altezza 60 cm, diametro 45 cm) un'asse centrale collega un polo all’altro e attraversa una sfera rappresentante la Terra, posizionata nell’esatto centro della struttura. Sulla Terra sono state incise le terre allora conosciute, mentre i mari e gli oceani sono raffigurati da fitte linee verticali. Sullo stesso asse, si ritrovano imperniate due circonferenze in parte mobili, più piccole di diamentro rispetto a quelle esterne ma di spessore maggiore, dalle quali emergono in rilievo due semisfere, la più vicina alla Terra rappresenta la Luna, la più lontana il Sole. Unita a quest’ultima, inclinata rispetto all’anello dell’equatore celeste, si ritrova un’altra fascia metallica più esterna. Su di essa è tracciata l’eclittica, ossia l’armilla che corrisponde al percorso annuo del Sole attraverso lo Zodiaco che interseca l'equatore celeste nei due punti, diametralmente opposti, degli equinozi. Reca, oltre i gradi una raffinata rappresentazione dei segni zodiacali raffigurati dagli animali e dalle figure da cui prendono il nome che emergono dal cerchio di metallo con una ricercata merlettatura. Lo strumento si compone di altre armille più esterne alla sfera celeste, che rappresentano paralleli e meridiani celesti; il circolo dell'orizzonte ed il meridiano sono graduati.
Infine, altre due circonferenze intersecanti fra loro costituiscono l’ossatura esterna; quella perfettamente orizzontale ossia l'orizzonte celeste, la linea di intersezione della sfera celeste sul piano passante per il centro della Terra e perpendicolare all'asse verticale tra il centro della Terra e l'osservatore, reca l’incisione della gradazione, della sequenza dei punti cardinali e dei punti equinoziali ortus aequinotialis. Ad arricchire la sequenza decorativa i volti personificati dei venti; grossi faccioni virili dalle gote rigonfie che spirano sbuffando a tutta forza accompagnano i nomi dei venti. Oltre i nomi classici degli otto venti principali del Mediterraneo, troviamo anche i venti della marineria classica che riportano anche le accezioni vernacolari: Tramontana Aquilone e Bora per i venti del nord; Grecale e Volturno da nord est; Levante e Solano da est; da sud est Scirocco, Eolo, Africo e Euro; da sud Ostro Gauro, Favonio e Garbino; da sud ovest il Libeccio; da ovest il Ponente e la Cecia; l’armilla si chiude con i venti da nord est il Maestrale e lo Zefiro.
Realizzata in una robusta struttura in bronzo, la sfera rappresentante la "macchina universale" del mondo è sostenuta da un Ercole inginocchiato, barbuto, seminudo, recante sulle spalle il mantello e sul capo l’elmo trofei della vittoria sul leone di Nemea. La sfera gambalunghiana si inserisce in una antica tradizione che ha visto il motivo di Ercole che regge il mondo declinato in varie forme artistiche, restringendo il campo alle sfere armillari si può citare ad esempio la Sfera armillare geocentrica sorretta da Ercole, attribuita a Girolamo della Volpaia realizzata in bronzo a Firenze tra il 1570-1580 e attualmente conservata a Parigi nella Collezione Kugel.
La presenza dei nomi vernacolari dei venti e la scelta di Ercole fanno anche pensare ad un prodotto artistico locale. Ercole è uno dei fondatori mitici della città di Rimini, il suo culto è attestato dall’età preromana agli anni della fondazione di Ariminum ai primi secoli dell’Impero fino al Seicento, l’eroe divinizzato accompagna la città nella sua storia, simoboleggiando la fatica dell’uomo e la lotta per domare la natura. Nel frontespizio inciso del Raccolto istorico della fondatione di Rimino di Cesare Clementini i due fondatori mitici della città, Ercole e Noè, affiancano il titolo. Ercole sarebbe arrivato dalle nostre parti per combattere i feroci e antropofagi Lestrigoni. Sbarcato sulla costa romagnola e «veduto e considerato il luogo,» scrive Clementini «tanto commodo e dilicioso, posto in fertilissimo piano», vi fondò la città di Rimini.
La sfera figura per la prima volta nell’inventario di consegna del patrimonio della Gambalunga a Giuseppe Salimbeni il 9 dicembre del 1694, dove nella finale Nota della roba della Libreria è descritta come “Una sfera coperta, e serata con lucchetto”.
Le sfere armillari acquistarono una straordinaria popolarità con la fine del Quattrocento, fino a diventare addirittura il simbolo dell’astronomia e della scienza stessa. Il re Manoel I del Portogallo, incoronato nel 1492 e sotto il cui regno furono condotte le prime grandi imprese nautiche portoghesi, scelse come suo stemma proprio una sfera armillare. A partire dalla metà del Cinquecento questi strumenti, impreziositi da intagli sempre più raffinati, vennero così a costituire oggetti molto ricercati dai nobili collezionisti. Con la diffusione del sistema copernicano in cui il Sole, e non più la Terra, era in posizione centrale, furono poi costruite coppie di sfere armillari che mostravano uno accanto all’altro il nuovo ed il vecchio modello dell’universo. Tali coppie continuarono ad essere proposte fino alla fine del XVIII secolo.
Questi dispositivi furono a lungo impiegati anche come strumenti didattici a partire dal III secolo a.C., ancora nel 1853, per i tipi di Calasanziani a Firenze, si stampa la settima edizione riveduta e corretta di Elementi di geografia ad uso delle Scuole pie: con un breve compendio di sfera armillare, il libricino conservato in Gambalunga appartiene al fondo Mattei Gentili.
Suggerimenti di lettura
Elementi di geografia ad uso delle Scuole pie: con un breve compendio di sfera armillare, Firenze, co' tipi Calasanziani, 1853.
Seicento inquieto: arte e cultura a Rimini, a cura di Angelo Mazza, Pier Giorgio Pasini, Rimini, Fondazione cassa di risparmio, 2004.
Dalla terra al cielo: l'osservazione scientifica attraverso gli strumenti: mostra al Museo della Città di Rimini, 20 marzo - 30 aprile 2009, Rimini, Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, 2010.