La raccolta dei codici manoscritti della Biblioteca Gambalunga non possiede una sua specifica omogeneità, gli esemplari provengono nella parte più illustre, dalla settecentesca raccolta del cardinale Garampi, e per il resto o da doni o dalle soppressioni delle corporazioni religiose e delle scuole laiche, operate sia in periodo napoleonico, sia dal regno d'Italia. Nel fondo originario di Alessandro Gambalunga si trova un solo manoscritto: un esemplare miniato delle Metamorfosi di Ovidio della fine del XV secolo. L'esemplare più antico è un Evangelario del tempo e dei santiscritto in beneventana e datato alla fine dell'XI secolo.
L’evangeliario è il libro che tramanda la memoria degli eventi che hanno segnato la vita di Gesù, la cronaca della sua vita terrena narrata da quattro testi simili per molti aspetti: i Vangeli. Nel primo periodo della cristianità il Vangelo non era ancora ritenuto una scrittura sacra e veniva trattato alla stregua di un aiuto alla tradizione orale che comunque era preponderante. Soltanto a partire dal II secolo d. C. si inizia a considerare questi testi nel novero della Sacra Scrittura e il termine Evangelo inizia ad indicare non solo l’annuncio e la predicazione della buona novella, ma anche il libro che li contiene. Nacque un vero e proprio culto dell’evengeliario, il libro era depositato sull’altare, luogo disposto ad accogliere null’altro che l’Eucarestia: segno del vincolo tra il corpo di Cristo e il Vangelo. La Parola del Signore doveva essere proclamata da un ministro che fosse dotato dei requisiti specifici, in termini di consacrazione e capacità tecnica: almeno un diacono, un arcidiacono o un sacerdote. La straordinaria diffusione delle comunità cristiane spinse alla produzione di una quantità di evengeliari che nel corso dei secoli divenne assai rilevante. L’attività di copiatura degli evengeliari divenne pratica estesa che pretendeva un particolare rispetto e scrupolosità nella riproduzione, perchè si trattava di tramandare la Parola.
Il necessario uso liturgico indusse a creare, nel corso del tempo una versione contenente i Vangeli già suddivisi in singoli brani disposti secondo l’anno liturgico, propriamente detta evengelistario. Esso conteneva le letture o pericopi tratte dai quattro vangeli, ognuna già identificata e attribuita a uno specifico giorno dell’anno. La serie dei testi estratti è disposta in modo da consentire la lettura completa e distribuita della Parola durante tutto l’anno. L’uso liturgico dell’evengeliario non si limita ad emergere nella distinzione delle pericopi per la lettura quotidiana, ma anche in una serie di ulteriori indicazioni relative all’effettiva celebrazione liturgica. Ad esempio l’aggiunta della notazione musicale per guidare il canto.
L’evengeliario della Gambalunga è un codice scritto su pergamena, sono cartacei solo due fogli, tecnicamente detti “di guardia”, inseriti con la legatura (la copertina) moderna in assi con dorso di pelle sul quale impresso in oro si legge “Evengelarium”: tutto in ottimo stato di conservazione!Si compone di 78 fogli, la scrittura in stile beneventano è a piena pagina, con un modulo ampio, l’esecuzione regolare ed elegante. Il codice, compare per la prima volta in un inventario della Biblioteca sotto la direzione di Drudi e proviene da un ordine religioso soppresso negli anni 1797-1798. La disposizione dei testi evangelici è del tutto regolare, per prima viene indicata la domenica o la festa a cui si riferisce il vangelo, le iscrizioni sono sempre in rosso secondo l’uso beneventano; le iscrizioni solo del tipo: Dom(inica) In Sexagesima; In nat(ali) Sanctorum apostolorum. Segue il testo evangelico, infine una oratio ad evangelium, in genere piuttosto breve.
Il manoscritto è decorato con più di 150 iniziali decorate di varie dimensioni squillanti di colori accesi come giallo, rosa, rosso, viola, azzurro verde e oro a pennello.
Le inziali dei testi evangelici sono di grandi dimensioni, miniate in oro e a colori vivaci. Iniziali miniate, ma di dimensioni minori, sono anche quelle delle orationes. Letterine rubricate compaiono invece all’interno del testo, in generale dopo una pausa forte, con gli occhielli e gli spazi interni riempiti di ocra, rosso, blu verde. Bellissime sono le iniziali figurate con i simboli degli evengelisti. Per san Marco, il corpo della I è costituito da un leone alato, ritto sulle zampe posteriori e stringente tra le anteriori un libro d’oro. Per san Giovanni un’aquila è appollaiata su un libro d’oro, posato su un nastro a capitello. Per san Matteo, un luminoso angelo, col bel viso imperturbabile d’icona bizantina, le vesti svolazzanti e le ali rosse e azzurre, regge un libro. Infine per san Luca un araldico bue alato che abbraccia un libro, si erge su una complessa I, ornata, in alto, da una sorta di gioiello longobardo con teste di drago.
Le inziali grandi sono tutte variazioni sul tema della lettera I, iniziale di In illo tempore(a quel tempo) e il miniatore da sfogo a tutta la sua creatività realizzando innumerevoli modulazioni di intrecci di nastri e foglie, volti umani, cani, aquile, grifoni e draghi.
La scrittua ampia e di estremo nitore calligrafico e la ricchezza delle miniature inducono ad assegnare il codice a Montecassino o, comunque, a un importante scrittorio dell’Italia meridionale, e a un pittore della fine dell’XI secolo che innesta soavità bizantine sulle costruzioni visionarie e sull’esuberante cromatismo della tradizione longobarda.
Il manoscritto è acefalo. La prima iscrizione indicante la festività religiosa cui si riferisce il testo evangelico è quella della Natività dei SS. Innocenti. Poiché la disposizione dei testi evangelici segue il calendario dell’anno liturgico, la lacuna inziale dovrebbe comprendere I vangeli e le orationes relative alle domeniche del tempo di Avvento e alla Natività. Si trovano altre lacune nel testo, la prima tra la domenica di Sessagesima e la domenica in Albis; la seconda dalla quarta alla settima domenica dopo la Pentecoste. L’ultima parte del manoscritto è occupata dai vangeli relativi al ciclo dei Santi, il codice si arresta alla Natività dei SS. Apostoli.
La descrizione è tratta:
Donatella Frioli, Testimonianze di scrittura beneventana a Rimini, in «Studi medievali », giugno 1980.
Piero Meldini, SC.MS. 24 – Evengelario in I codici miniati della Gambalunghiana di Rimini, 1988.
Nicola Tangari, Il testo evangelico, in L’evangelario di Papa Chiaramonti. Storia di un codice del secolo XII, 2012.