Sarà il regista Pupi Avati, grande narratore di indimenticabili favole nere, a inaugurare Sabato 31 ottobre, alle ore 17 (Sala del Giudizio, Museo della Città), la sezione “Narrazioni” della Biblioterapia 2015, con la presentazione del suo romanzo d’esordio, Il ragazzo in soffitta (Guanda, 2015).
La storia inquietante di un “orco normale”, di una persona che nella sua vita ha subito una serie di eventi che lo hanno colpito ed emarginato tanto da renderlo ostile. Un incontro con il potere immaginifico della paura, che conferma il talento di Pupi Avati nel condurre spettatori e lettori nella dimensione del mistero e del soprannaturale, attraverso fotogrammi – il suo giallo-horror La casa dalle finestre che ridono, del 1976, è ormai un “cult” - e parole.
Un appuntamento con la paura e con i suoi antidoti, come è nel tema della Biblioterapia 2015.
Se infatti la paura è sempre stata una delle “madri” della narrazione, in un’epoca come la nostra, in cui è direttamente o indirettamente parte della vita quotidiana come inquietudine diffusa, liquida, di storie c’è ancora più bisogno. Forse perché, secondo Hume, le cose paurose sono così bene raccontate dagli artisti che solo così riusciamo a sopportarle. O perché sono le storie che possono condurci attraverso gli abissi della paura e dell’orrido, fino a farne esperienza con l’immaginazione, e liberarcene.
A presentare il regista sarà lo scrittore Piero Meldini.
Pupi Avati introdurrà la proiezione diToby Dammit di Federico Fellini (Italia 1968, 37', episodio di Tre passi nel delirio)
Girato in poche settimane e tratto dal racconto di Edgar Allan Poe Non scommettere la testa con il diavolo, Toby Dammit è uno dei capolavori del genere fantastico, un film visionario che ha influenzato il cinema sperimentale italiano e che potrebbe essere un nuovo episodio de La dolce vita, solo più allucinato e spettrale; forse l'opera meno conosciuta di Fellini, in realtà snodo fondamentale della sua filmografia.