Dopo aver indagato la Paura del disumano insieme al filosofo Sergio Givone, la Biblioterapia 2015 sabato 28 novembre affiderà a Roberto Esposito, docente di Filosofia teoretica alla Normale di Pisa, l’affondo sull’aspetto bio-politico della paura.
Il potere tra parole e cose è il titolo e tema della sua lectio, che muoverà dall’antinomia fra persone e cose su cui si è fondata la nostra civiltà, conseguenza dell’esclusione del corpo dal concetto di “persona”. A partire dall’antichità, dalla separazione dell’anima dal corpo, la persona non corrisponde al corpo del singolo, ma a un dispositivo che serve per governare i rapporti tra gli uomini e per giustificare le loro gerarchie. Alcune categorie di persone vengono assimilate alle cose (esistono esseri umani “senz’anima” che devono essere dominati), mentre alcuni tipi di cose acquistano un profilo personale. La distinzione è confluita nella sovranità moderna, giustificando tra l’altro l’esistenza della schiavitù, e influenzando la formazione del razzismo. Privo di uno status definitivo, il corpo è rimasto il terreno di transito dalla persona alla cosa oppure il punto di contrasto che si oppone a entrambe. Tanto che – scrive Esposito – “la vita biologica, più che un semplice orizzonte, è sempre più insieme soggetto e oggetto di potere” e “da cornice dell'agire politico, ne diviene il centro, si fa affare di governo, così come la politica diventa governo della vita”. Temi, questi, che si aprono anche a un’approfondita riflessione sul nesso fra paura e potere, considerato alla base della nascita dello Stato moderno. Mentre il paradigma di “immunizzazione” – orizzonte che unifica l'intera esperienza contemporanea nell'esigenza di salvaguardarsi dal rischio di infiltrazione e di contagio da parte di elementi estranei– richiede una drammatica scelta fra un esito autodistruttivo e la possibilità di porre al centro un nuovo pensiero della comunità. Rimane aperta la domanda sul nostro futuro: «prevarrà la passione immunitaria che esalta il proprio sul comune, l'interesse individuale su quello collettivo, l'Io sull'Altro o la passione per la comunità e l'economia del dono, insieme al rischio di smarrimento e di perdita di identità che l'esposizione all'Altro sempre comporta?».
Roberto Esposito è docente di Filosofia teoretica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Ricorrendo all’analisi delle categorie politiche (in particolare individuo, persona, comunità) ha evidenziato i limiti del politico nell’età contemporanea. Tra le sue opere più recenti, per Einaudi : Immunitas. Protezione e negazione della vita (2002); Bios. Biopolitica e filosofia (2004); Terza persona. Politica della vita e filosofia dell’impersonale (2007); Pensiero vivente. Origini e attualità della filosofia italiana (2010); Due. La macchina della teologia politica e il posto del pensiero (2013); Le persone e le cose (2014). Presso altri editori: Termini della politica. Comunità, immunità, biopolitica (Mimesis, 20092); Dieci pensieri sulla politica (Il Mulino, 2011); Dall’impolitico all’impersonale. Conversazioni filosofiche (con M. Saidel, G.V. Arias, Mimesis, 2012); L'origine della politica. Hannah Arendt o Simone Weil? (Donzelli, 20142).